Il premio “Giornalista per un giorno” organizzato dal Panathlon Club di Lecce e intitolato al compianto Sergio Vantaggiato, ucciso a Parigi, è ormai giunto alla sua XII edizione anche quest’anno ha visto uno studente del De Giorgi tra i premiati. Rebecca Murra, giovanissima studentessa della I E, ha ricevuto la targa come miglior elaborato nella categoria Juniores.
La partecipazione è stata massiccia con articoli giunti da tantissime scuole superiori della provincia i cui “giornalisti per giorno” si sono confrontati su una delle tre tracce proposte nel bando. Oggi nell’aula Magna del Fermi di Lecce la premiazione alla presenza anche di Saverio Sticchi Damiani, presidente dell’U.S. Lecce che ha ricevuto un riconoscimento per il Fair Play Sportivo con una motivazione che recita più o meno così: All’US Lecce e, soprattutto, al suo Presidente per aver concluso il campionato di serie B al primo posto e senza nessun cartellino rosso.
Rebecca Murra già si era distinta nel corso dell’anno per aver visto pubblicato un suo articolo su L’Edicola del Sud, quotidiano che copre Puglia e Basilicata. Complimentandoci con la redattrice del “nostro” LeCosimo (su cui sarà visibile la fotogallery completa della premiazione) proponiamo l’elaborato presentato al Premio Vantaggiato.
La traccia
Lo sport é un importante mezzo di inclusione sociale, di uguaglianza e di contrasto a ogni forma di discriminazione razziale, territoriale e di genere. Non sempre é così, le donne, in particolare vengono spesso discriminate anche nello sport
Lo svolgimento
Lo sport è essenziale per tutte le persone, dal momento che sviluppa sia le caratteristiche fisiche che psicologiche, e permette di creare rapporti con gli altri; diffonde i valori della lealtà, della collaborazione, dell’impegno, del sacrificio, della disciplina, della solidarietà, del rispetto della persona e delle regole; sostiene l’inclusione sociale delle persone disabili; testimonia l’uguaglianza tra gli atleti di tutte le nazionalità indipendentemente dal colore o dalla loro fede religiosa. Lo sport è un diritto di tutti senza discriminazioni di razza o di sesso. Nonostante ciò, sussistono/sopravvivono evidenti pregiudizi soprattutto nei confronti del gentil sesso.
Lo sport è stato sempre considerato un universo maschile, perché legato alla forza e alla fatica, qualità non riconosciute alle donne, di solito ritenute delicate e fragili.
Nell’antica Grecia le donne erano addirittura escluse dalle Olimpiadi. Solo nel ‘900 le atlete sono state ammesse in alcune competizioni sportive; nel 1928, ad esempio, alle donne fu consentito prendere parte alle gare di atletica delle Olimpiadi di Amsterdam. Bisogna però aspettare il 2012 perché finalmente la partecipazione femminile venga permessa in tutte le discipline, compreso il pugilato.
Ci sono dunque voluti anni e tante manifestazioni di movimenti femminili per modificare la considerazione della donna.
Numerose sono le atlete che hanno segnato il mondo sportivo per i loro primati in diversi sport: Sara Simeoni nel salto in alto, Martina Navratilova nel tennis, Federica Pellegrini nel nuoto, Valentina Vezzali nella scherma Bebe Vio nella scherma paralimpica, e poi ancora campionesse di sci e pattinaggio su ghiaccio.
Nonostante si sia dimostrato ampiamente e scientificamente quanto non conti il sesso maschile o femminile nelle competizioni, nonostante il fatto che la “Carta dei principi dello sport, scritta nel 2002, dica che praticare lo sport è un diritto dei cittadini di tutte le età e categorie sociali, ci sono ancora dei limiti da superare per raggiungere una totale uguaglianza tra uomini e donne.
Un esempio della persistenza di pregiudizi è il fatto che in alcune competizioni sportive ci siano premi ad hoc per le donne, una discriminazione che oggi appare sempre più priva di senso . Le donne non partecipano – e non dovrebbero partecipare – alle competizioni sportive per il titolo di “miglior donna” ma per essere le migliori tra tutti i partecipanti.
Quando si chiede il motivo per il quale esista questo premio, ci si sente rispondere che serve ad aumentare la presenza femminile in determinate competizioni sportive. Tale premio sembra un “contentino”, come se le donne non potessero mai vincere una competizione di dama o di scacchi contro un avversario maschile
Tornando allo stereotipo che vede le donne delicate e fragili, c’è da dire che ci sono sport olimpionici che, nell’immaginario collettivo, sono associati esclusivamente al gentil sesso: è il caso del nuoto sincronizzato, nel quale in realtà gareggiano anche uomini, in alcuni casi vincendo contro le stesse donne. In Italia gli uomini possono confrontarsi con le donne in tutte le categorie, ma a livello internazionale solo in coppia. Il campione italiano in carica Giorgio Minisini, durante gli ultimi assoluti individuali, ha ottenuto una significativa vittoria nell’esercizio individuale, superando le avversarie. La presenza degli uomini in questo sport contraddice il pensiero dominante che lo riserva solo alle donne, in una sorta di discriminazione al contrario.
Certo, in alcuni sport bisogna sempre tener conto anche delle caratteristiche fisiche degli uomini e delle donne per far sì che le competizioni si svolgano in base al principio di equità. Tuttavia le differenze fisiologiche di genere non determinano una superiorità dell’uomo rispetto alla donna o viceversa; ma sono la manifestazione di diverse qualità/capacità