Il 1° premio, sezione scuole secondarie di secondo grado, è stato conferito il 23 gennaio 2020, presso la sede della Provincia di Lecce Palazzo del Celestini, alle classi 4A, 4D, 5 A, 5D, 5M, del Liceo scientifico “C. De Giorgi” di Lecce per il cortometraggio dal titolo “Everything can change” realizzato nell’ambito della 1^ edizione di “Corti di genere: generiamo parità” – Concorso di idee indetto dalla Commissione Pari Opportunità della Provincia di Lecce in occasione del 25 novembre 2019, Giornata mondiale contro la violenza sulle donne.
Docenti referenti: Prof.ssa Daniela Anna Rollo, Prof.ssa Stefania De Donatis
Studentesse che hanno realizzato e partecipato alla elaborazione del cortometraggio: Benedetta Caldararo 5A, Priscilla Eva Rescali 5A, Maria Irma Pezzuto 5A, Anastasia Pezzuto 5A, Sara Persano 5A, Sara Totaro Aprile 5A, Asia Rizzini 5A, Chiara Rollo 5A, Miriam La Volpe 5A, Ayesha Abbas 5M, Enrica Greco 4D, Gaia Politi 4A, Federica D’Agostino 5M.
Alla cerimonia di premiazione sono intervenuti il presidente della Provincia di Lecce Stefano Minerva, la vicepresidente con delega alle Pari opportunità Federica Esposito, il prefetto di Lecce Maria Teresa Cucinotta, il questore di Lecce Andrea Valentino, gli assessori regionali Loredana Capone e Sebastiano Leo, la presidente della Commissione Pari opportunità provinciale Teresa Chianella, la consigliera di parità della Provincia di Lecce Filomena D’Antini, il dirigente del Servizio Risorse umane e Pari opportunità della Provincia di Lecce Pantaleo Isceri, il dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale Vincenzo Melilli. I lavori sono stati coordinati da Valentina Presicce, componente della Commissione provinciale Pari opportunità e ideatrice del concorso di idee.
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Le nostre riflessioni
Benedetta Caldararo VA: Il cortometraggio “Everythig Can Change” è il risultato di un percorso iniziato su proposta della professoressa Daniela Rollo per la partecipazione al bando della provincia di Lecce in occasione della “giornata mondiale contro la violenza sulle donne”.
La realizzazione dell’elaborato video è divenuto un più ampio, articolato e complesso processo che ha generato il desiderio di fermarsi ancora ad approfondire, riflettere insieme.
Abbiamo parlato di amore, violenza, stereotipi, ruolo assegnato alle donne all’interno dei modelli patriarcali che limitano la nostra libertà e ci dicono che le cose devono restare così come sono.
Non è stato un percorso facile, ma serio e pieno, di importanti momenti di riflessione, di confronto che ha anche “smosso” assetti relazionali all’interno di contesti classe che apparivano bloccati e cristallizzati.
Abbiamo respirato la libertà e capito che non arrendersi è il presupposto della possibilità di esistenza, e di libertà. E siamo arrivate a decifrare le contraddizioni della realtà e a riconoscere le radici culturali della violenza di genere, anche leggendo e studiando molto, e guardando a quello straordinario laboratorio di libertà femminile rappresentato dal pensiero della differenza e dagli studi di genere.
Abbiamo iniziato ad ascoltarci e a raccontarci, e il mutamento di sguardo sulle cose lo abbiamo fatto con quel “partire da sé” che il femminismo e il pensiero della differenza hanno messo al centro del proprio agire.
Pian piano siamo riuscite a capire e scegliere su cosa volevamo puntare, perché il nostro intento, non era quello di creare un semplice ‘spot’ come quelli che spesso vediamo in tv o sui social, ma di realizzare qualcosa che ci rispecchiasse e che rispecchiasse la realtà, la nostra.
Per questo abbiamo deciso di soffermarci su un tipo di violenza che viene esercitata in maniera subdola, abbiamo deciso di soffermarci sulla violenza agita attraverso le parole, attraverso il linguaggio espressione di una società ancora patriarcale e sessista.
Ci siamo soffermate su quelle parole che ci vengono dette, ci colpiscono, ci influenzano e ci cambiano e proprio per questo abbiamo deciso di inserire il concetto di specchio.
Uno specchio, così pieno, non riflette la nostra vera immagine, ma un’immagine distorta.
Ecco, proprio in questa fase si sono avviati processi che sono andati ben oltre, consapevolezze mai raggiunte prima d’ora, autocoscienza, orizzonti nuovi per noi; abbiamo fatto i conti con noi stesse, e con gli altri e le altre, con il nostro vissuto, le nostre fragilità.
È stato proprio il riconoscimento in altra luce dei nostri stessi vissuti che ci ha portate a dire ‘no, noi non siamo queste, NON VOGLIAMO essere queste’, ed ecco qui che siamo arrivate al gesto di cancellare tutte le parole scritte su quello specchio.
Vogliamo arrivare ad avere un’immagine riflessa limpida, un’immagine reale in cui guardarci e rispecchiarci, non sporca e fallace.
Così come è stato difficile affrontare percorsi personali, è stato altrettanto complesso trovare la chiave giusta per esprimerci; non è stato facile capire quali fossero le parole giuste, quelle semplici, ma insieme potenti, per far arrivare a quello che volevamo dire e trasmettere oltre noi.
Quando siamo entrate nella stanza della proiezione abbiamo portato noi stesse, ciascuna a partire da sé, da una concretezza estrema che vuole, però, dire cose grandi, serie, importanti: in quelle due ore nella “stanza tutta per sé” ci siamo sentite libere di dire e di agire.
Priscilla Rescali VA: mettere insieme le nostre esperienze, i nostri studi teorici e cercare di coniarli in un cortometraggio di pochi minuti.
Bella sfida!
L’una con l’altra ci siamo rese disponibili, ciascuna piena di esperienze, pensieri e riflessioni, è divenuta soggetto a cui guardare come punto di rifermento, punto di inizio, per sé e per le altre. Abbiamo letto e studiato teorie femministe e scritture di donne, fase questa che non si è ancora conclusa e che rimarrà aperta, mi auguro, per un lungo tempo.
Nessuna scelta fatta nel video è casuale, nessuna.
Innanzitutto lo specchio, oggetto in cui ci riflettiamo e in cui finiamo per non riuscire più a vederci per come siamo veramente.
Nello specchio a mano a mano la violenza prende forma, quella dei canoni imposti dalla società.
Le parole, che siano urlate o sussurrate in disparte o con le quali siamo “sentenziate” davanti a tutti sono sempre rivolte al nostro indirizzo, alle nostre menti come ai nostri corpi, talvolta con la falsificante attenuante dello scherzo, e ci feriscono.
Così con l’accumularsi delle parole che divengono giudizio e stigma, il riflesso sullo specchio si plasma ai nostri occhi, facendo sì che chi si guarda non si riconosca più.
Noi tutte insieme, cancelliamo quelle scritte.
Ciascuna di noi singolarmente potrà cancellare quelle parole dallo specchio, ma solo se insieme, alleate, non l’una contro l’altra e divise, come il senso comune ci vorrebbe.
Affidandoci l’un l’altra riusciremo a toglierne anche l’alone.
Più leggo, più cresco, più conosco e più mi fortifico, più mi ritrovo alleata di altre nella pratica quotidiana, più grande è la parte di alone che riusciremo insieme a rimuovere
Come dice la canzone scelta di sottofondo
“Cambia lo superficial
Cambia también lo profundo
Cambia el modo de pensar
Cambia todo en este mundo”.