La Bottega di Holden ha ospitato martedì 23 aprile, su proposta del professore Manco e della professoressa Moles, alcune calciatrici del Lecce Women Soccer, la squadra femminile di calcio del Lecce.
Da dove è nata questa idea? Tutto è iniziato in occasione del torneo di calcio della scuola: spinte dalla curiosità di vedere le reazioni dei nostri compagni e convinte del fatto che oggi non può esserci qualcosa “solo per uomini” o “solo per donne”, noi ragazze avevamo pensato di scendere in campo e metterci alla prova. Strano vero? Immaginiamo che anche a voi sia sembrata un’idea insolita, o almeno questo è ciò che hanno pensato i nostri compagni, che hanno riso e riso tanto!!
Ma come mai ancora oggi nel 2024 le ragazze sono considerate così lontane dal mondo del calcio? E soprattutto perché non considerare, soprattutto in ambito dilettantistico, come può essere la scuola, semplicemente divertente unirsi e fare l’esperienza coralmente? È veramente così anomalo che delle ragazze possano fare questo sport?
Volevamo sentire il punto di vista di qualcuno che queste situazioni le vive direttamente e quotidianamente e grazie a questo incontro lo abbiamo potuto fare.
Sono venute a visitarci alcune calciatrici della squadra femminile del Lecce: Matilde Di Staso, Zaira Garzya, Veronica Tondo, Gaia Serio, Serena D’Amico (prima squadra del Lecce) e la loro allenatrice Vera Indino.
L’Allenatrice è ormai nel mondo del calcio da 25 anni ed allena da ben 13 anni e come lei stessa ha detto “Ho lottato per far avere alle ragazze che oggi decidono di giocare a calcio ciò che io in passato non ho potuto avere”. Quando lei ha iniziato a giocare a calcio non era per nulla prevista la partecipazione del mondo femminile. Quando però si ritrovava sul campetto con gli altri bambini nessuno di loro si preoccupava di avere accanto una bambina, ma solo che lei fosse brava. Ed ecco ciò che secondo noi accade. Il pregiudizio non nasce mai nelle menti libere dei ragazzi, il cui unico obiettivo è divertirsi, ma in quelle degli uomini e donne adulti poco aperti al cambiamento e alle novità. Adulti che si preoccupano di quello che gli altri possano pensare e vedono la stranezza anche in qualcosa che è più che normale. Il calcio femminile purtroppo era ed è ancora meno seguito rispetto a quello maschile dal pubblico italiano. E per questo è sempre stato sostenuto di meno, anche dalla Federazione stessa. Un episodio che ci ha fatto riflettere a riguardo è stato che nel 2006 la nazionale femminile dovette usare le divise maschili dell’anno precedente perché la Federazione non aveva investito su di loro e dovette addirittura pagarsi l’aereo per andare a giocare.
Vorremmo concludere dicendo che specialmente in un mondo come quello dello sport non c’è bisogno di fare discriminazioni perché dovremmo essere tutti accomunati da una cosa: la passione. Passione per ciò che facciamo, passione per ciò che vediamo e passione per ciò che proviamo quando facciamo ciò che ci piace. Non dovrebbe mai importare se si è un ragazzo o una ragazza, se si è forti o veloci, se si è tifosi o no, ciò che importa più di ogni altra cosa è fare ciò che ci fa stare bene, ciò che ci appassiona, ciò che ci avvicina, ciò che ci unisce…perché condividere una passione centuplica la soddisfazione.
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Sara D’Aniello, Martina Mezzanzanica, Gaia Curto, Andrea Macchia, Alessandro Dell’Anna, Maria Pan, Salvatore Cosma, Renato Pagliara, Lorenzo Marini